L’altro ieri è finita Bookcity e ieri le pagine dei quotidiani davano soddisfatti il numero di visitatori, 130.000, e la crescita rispetto all’anno scorso, quando erano “solo” 80.000. Son proprio contenta, che la Milano da bere si sia trasformata nella Milano da leggere. #BCM13
Pare che il luogo più interessante e vivace fosse il Castello Sforzesco, ma io ero impegnata in altri incontro e non ci sono potuta passare. Però sarà l’influenza di Erreerrearchitetto che mi sta dando una visione di Milano che non avevo, anche solo geograficamente, sarà che una volta finita la kermesse ho potuto riposarmi, anche mentalmente, ma quando me lo hanno detto ho pensato beh, ha un senso, far ruotare un festival milanese intorno al Castello. C’è lo spazio, non costretto come nel centro intorno al Duomo. C’è la monumentalità, che si è conservata. C’è la storia, che i libri evocano quando non raccontano, e a cui sperano di essere consegnati a prescindere dal successo.
E poi ci sono stati tantissimi eventi. Per qualcuno troppi, e non abbastanza di qualità. Ma io, pensandoci a distanza, non penso che fossero troppi. O meglio, erano certo molti di più di quanti se ne potessero vedere o ascoltare. Ma si poteva scegliere. E contro quella corrente di pensiero che dice che abbiamo troppe cose tra cui scegliere e siamo in difficoltà, io penso che sia bello avere tante e anche troppe cose tra cui scegliere. Certo, ci si deve impegnare a scegliere. Ma non è un bell’impegno? E si può sbagliare. Ma si può vivere senza sbagliare? E non si tratta soltanto dell’essere cresciuti in un mondo in cui così tanta scelta non c’era. E’ proprio il fatto in sè, la ricchezza dell’offerta, che mi piace. Anche negli incontri di Bookcity. Dove ce n’erano anche di scarsa qualità, e dove ce ne sono stati di andati quasi deserti.
Aspettiamo ancora il capolavoro di Snoopy, tra l’altro…
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