“Che profumo è questo qua? E’ profumo di città”
C’era un ritornello che suonava così, ed era una pubblicità: ma sarà l’età, sarà che la pubblicità non era fatta tanta bene, non mi ricordo neanche lontanamente a che prodotto si riferiva…
Mi sono ricordata questo jingle perché era da un po’ che volevo scrivere dei profumi di Milano, e anche un po’ delle città.
L’idea me l’ha fatta venire la nostra ciabattinadx, che scrivendo dell’autunno a Milano ha scritto delle caldarroste, e del loro prezzo esorbitante. Pensare che una volta le castagne erano il cibo dei poveri. Ma soprattutto il suo solo nominare le caldarroste me ne ha fatto sentire il profumo, che si è risvegliato nel mio naso come un ricordo fortissimo.
Io sono cresciuta in Toscana. Una Toscana di molti anni fa, molto più provinciale, molto più povera e meno fascinosa di quanto non lo sia adesso. Ogni tanto, soprattutto al liceo, venivo a Milano. Per me era come andare a New York: la grandezza, le luci, la folla. Era un luogo meraviglioso nel senso letterale del termine, pieno di meraviglia; un luogo dove mi ricordavo vagamente di essere stata bambina e dove sapevo che sarei voluta venire a vivere. Ogni tanto ci penso, quando mi irrito nella vita quotidiana a Milano.
Milano era piena di luci. Lo è ancora, anzi lo è certamente di più, ma ormai tutte le città sono piene di luci.
Milano era piena di odori. I profumi che uscivano dalle porte automatiche della Rinascente, perché i banchi dei profumi erano lì ad accoglierti. Gli odori della metropolitana. L’asfalto. La nebbia.
Anche ora Milano è piena di odori.
Ce ne sono parecchi che non mi piacciono. Non mi piace il profumo delle brioches nei bar, perché ormai tutti i bar comprano le stesse brioches parzialmente cotte, che sembrano emanare un buon profumo nell’attimo in cui entri nel bar ma poi ti rendi conto subito che c’è un retroodore, e un retrogusto, di conservante e di non buono. Non mi piace il profumo che esce da certi negozi, forte e a buon mercato, come stesse lì a coprire altri odori che non vogliamo sapere. Non mi piace il profumo dei banchetti che vendono incenso, quel profumo falsamente esotico e dolciastro.
In compenso mi piace ancora il mix dei profumi che si trova all’ingresso della Rinascente. Mi piace il non-odore di Milano. Nonostante l’invasione delle catene di fast-food e fast-fashion, con l’aiuto anche della nebbia, Milano restituisce gli odori di diversi luoghi invece di coprire tutto con uno stesso odore.
E soprattutto mi piace il profumo della nebbia. E’ difficile da descrivere. Ti avvolge e ti riempie i capelli. Ti da’ un senso di protezione e insieme di freddo. Si cammina più in fretta, ma se ci si ferma a guardare l’alone delle luci e l’ovattatura degli spigoli, c’è una dolcezza simile a quella evocata dal profumo delle caldarroste. Come di qualcosa che sappiamo che finirà, anche se non lo vorremmo. E forse è questa rappresentazione della nostra esperienza di vita che amiamo nella nebbia. Con il profumo del tempo che passa.
Buona serata!